Movimento energetico e kime

L’energia si può presentare in varie forme, in particolare l’energia meccanica può assumere la forma cinetica, di movimento, che è direttamente proporzionale alla massa del corpo e al quadrato della velocità con cui si sta muovendo, oppure sotto forma di energia potenziale, una sorta di accumulo di energia che può essere trasformata in cinetica. Quando il corpo umano si muove ogni sua parte in movimento ha energia cinetica, ad ogni parte che si sta muovendo le possiamo associare questa forma di energia.

Oltre all’energia cinetica, le parti del corpo possono accumulare energia gravitazionale, ad esempio quando aumentano di quota, portando un braccio in alto, o energia elastica quando si mette in tensione il sistema mio-fasciale. In ognuno di questi casi, l’accumulo di energia sotto forma di energia potenziale può essere ritrasformata in cinetica.

La struttura tensegrale del nostro corpo è molto importante nell’attuazione di questi trasferimenti di energia. Tale struttura è definita in generale come un sistema in auto-equilibrio stabile costituito da una serie discontinua di componenti rigidi, soggetti a compressione, nel corpo umano sono le ossa, collegate fra loro tramite un continuum di componenti in tensione elastica, costituito dal sistema mio-fasciale. Nella foto a sinistra è riportata una struttura tensegrale costruita da uno studente del Liceo Scientifico Statale E. Fermi di Ragusa (Andrea Denaro di IV A indirizzo scienze applicate), formata da parti rigide (legno) e tiranti (cavi) che si auto-sostengono in un articolato e complesso gioco di forze di tensione e di compressione. Sembra che il sistema si auto-sostiene in modo magico, contro i principi della fisica e invece sono proprio le complesse mutue azioni e  reazioni che si innescano fra le componenti rigide e quelle elastiche che permettono il sostentamento (vedi allegati  alla fine dell’articolo per altri esempi).

Il nostro corpo si auto-sostiene allo stesso modo, la rigidità della struttura è garantita dalle ossa e dalle tensioni elastiche del sistema mio-fasciale. Quando ci muoviamo non facciamo altro che sollecitare il sistema a torsione, caricandolo di energia elastica che, una volta lasciato andare, si trasforma in cinetica per poi ritrasformarsi in energia elastica torcendosi in modo inverso, originando delle oscillazioni che nel tempo si smorzano a causa di inevitabili forze di attrito. 

Tendon Strength”: Fascia, the Sinew Channels & Internal Martial ...E’ proprio la caratteristica elastica del sistema fasciale che agevola questo continuo trasferimento di energia cinetica ad elastica e viceversa. La fascia è a tutti gli effetti un organo accessorio, costituito da lamina connettivale che avvolge singoli muscoli o gruppi di muscoli delimitando una loggia fibrosa. Ci sono diversi livelli di fascia che avvolgono i muscoli e gli organi interni e si possono individuare diverse catene muscolari collegate fra loro da questo sistema e che sono fondamentali per il nostro movimento. 
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Quando un corpo si muove, i muscoli compiono un lavoro per generare energia cinetica, ogni volta che vogliamo effettuare un movimento si devono contrarre dei muscoli con i meccanismi di sintesi della molecola ATP.

E’ possibile ottimizzare l’uso di questa energia cercando di utilizzare parte dell’energia prodotta e convertirla temporaneamente in energia potenziale elastica con la torsione del corpo. Fondamentale è cercare di percepire questa porzione di energia che si è accumulata nella torsione del corpo e sfruttarla nel movimento successivo, un po’ come fa  un copro appeso ad una molla lasciata libera di oscillare. Certo non si può riprendere tutta l’energia che abbiamo accumulato sotto forma di energia potenziale, una parte verrà sicuramente dispersa dalle forze di attrito e dal comportamento non perfettamente elastico del nostro corpo, ma si può sicuramente ottimizzarne l’uso.

Nel caso marziale, ad esempio, quando si esegue una forma si deve cercare di sollecitare il sistema mio-fasciale in torsioneL'albero motore | Activating Evolution caricandolo come una molla e poi lasciarsi trasportare da questa forza elastica aggiungendo in risonanza o come dicono i maestri in armonia, una piccola spinta aggiuntiva per ottenere l’intensità del movimento voluta.

Per raggiungere questo livello è importante conoscere bene il proprio corpo, saperlo muovere in torsione e avere la sensibilità di percepire la forza elastica. Andare in risonanza con il proprio corpo non solo ottimizza l’uso dell’energia, ma rende il movimento più efficace in quanto le diverse parti del corpo che intervengono nel movimento devono agire in modo coordinato e inoltre ha il compito di stabilizzare la struttura. La continua attenzione alla trasformazione di energia cinetica in potenziale e viceversa, rappresenta il così detto movimento energetico. Per fare un esempio con una tecnica di karate consideriamo un oi-tsuki, supponiamo di partire da fermi in posizione zenkutsu-dachi, quello che facciamo è inizialmente un lavoro muscolare per spingere il nostro corpo in avanti e questo lavoro lo possiamo fare in due modi, spingendo tutto il corpo in avanti fino a fare il passo con il pugno disteso, quindi lavoro muscolare genera energia cinetica fino ad arrestare il corpo (perdita di tutta l’energia creata). Oppure, avvolgere il corpo attorno alla gamba avanti, fare il passo in avvolgimento e alla fine chiudere l’anca. In questa posizione posizione finale di avvolgimento il corpo è ancora carico, ha accumulato energia elastica che può sfruttare in un secondo movimento. Questa tensione elastica accumulata nell’atto finale di chiusura dell’anca e avvolgimento del braccio fornisce, inoltre, la giusta tensione al sistema tensegrale per stabilizzarlo e per trasferire a terra il contraccolpo quando si colpisce un bersaglio, per l’effetto del terzo principio della dinamica (principio di azione e reazione). Il passaggio per il centro, avvicinando i piedi durante l’avanzamento, ha proprio la funzione di caricare la molla in fase di avanzamento. Requisito fondamentale è il rispetto dell’asse centrale e il corretto allineamento dei diversi segmenti del sistema scheletrico, che fanno da fondamentale supporto rigido senza il quale non si potrebbe generare la necessaria forza elastica. Come accade in una fionda, senza la struttura sufficientemente rigida della struttura che si contrappone all’elevata elasticità del laccio elastico, non potrebbe assolutamente funzionare.

Il movimento energetico sta alla base anche per esprimere un buon kime. Nella pratica del karate questo termine è molte volte interpretato con una contrazione muscolare di tutto il corpo nella fase dell’impatto, in realtà si tratta di ben altro ed è, secondo il nostro parere, completamente errato interpretarlo in questo modo per diversi motivi, il primo in assoluto è il semplice fatto che una contrazione muscolare di tutto il corpo ha l’evidente risultato di frenare il colpo. Con una forte contrazione muscolare si ottiene il blocco dell’energia prodotta, praticamente tenendosela dentro, invece di farla fluire nel bersaglio. In secondo luogo, se esaminiamo l’origine del termine kime (決め) deriva dal verbo kemmeru (決める) che significa “decidere” nel senso di “essere deciso a portare la tecnica fino alla fine”, deciso con tutto il corpo-mente-spirito. Tutto il corpo deve muoversi per lo stesso scopo senza nessuna esitazione, ogni azione materiale compreso il respiro, ma anche la mente e lo spirito, intesi come volontà e stato d’animo devono essere focalizzati nell’obiettivo. Per ottenere questo obiettivo la mente deve essere libera, come dicono gli orientali vuota, cioè non perturbata da pensieri e una contrazione inevitabilmente condizionerebbe questo stato mentale. Al contrario, il corpo deve essere completamente rilassato, in modo che l’impulso energetico viaggi nei vari segmenti del corpo in modo fluido, ogni componente del corpo interessato al movimento o che fa da tramite, deve acquisire energia cinetica e trasferirla al segmento successivo fino alla fine, cioè fino a colpire il bersaglio, sfruttando un caricamento elastico del corpo.

Il movimento esplosivo, nasce proprio dalla liberazione della tensione fasciale che si forma avvolgendo il corpo e lasciando che le tensioni si liberano elasticamente man mano che si mettono in movimento le varie parti del corpo coinvolte nell’azione. Il corpo si muove come una catapulta (come lo schematizza Michael Aisenpreis. Karate and Fascia: A Fascinating Approach about Kime). Portando l’impulso dal centro del corpo alla periferia.

In realtà stiamo parlando di un movimento del tutto naturale del nostro corpo, il nostro corpo è costruito per muoversi in questo modo sempre per ogni azione che facciamo. Ci sono diversi studi che mostrano come il semplice processo di camminata avviene per azione di un sistema a eliche a passo variabile o vortici (spirali), che grazie al contatto con il terreno e l’azione del sistema astragalo-calcaneare avviene la trasmissione delle forze torsionali a livello rachideo (Giovanni Chetta. Dalla matrice extracellulare alla postura. Il sistema connettivo è il nostro vero Deus ex machina?). Quando camminiamo non facciamo altro che convertire continuamente energia cinetica in energia potenziale e viceversa. (Yang, Q.s & Qin, J.W. & Law, Ss. (2015). A three-dimensional human walking model. Journal of Sound and Vibration. 357. 437-456. 10.1016/j.jsv.2015.07.017.).

(a cura di C.Gianino e A.Giannì)

Allegati:

Per rendere ancora meglio l’idea di una struttura tensegrale vi mostriamo alcuni brevi video:

Esempio di struttura tensegrale oscillante:

Modello di tensegrale della colonna vertebrale e trasformazione di energia elastica in cinetica: